Cos’è, in breve, il Baliato dai Coi

Coi è un’area d’alta quota situata nel comune di Val di Zoldo, sulle Dolomiti venete e, storicamente, friulano-carniche, di notevole interesse paesaggistico (per una sua breve storia si veda: PF, 2012.08.03, La storia di Coi in 60 punti ). Tale area si estende da un’altitudine di circa 1400 metri d’altitudine fino alle pendici del monte Pelmo (m. 3.168) ed è costituita da tre fasce geografiche e da due villaggi, Coi propriamente detto e Col. Le tre fasce sono: 1) L’inferiore, caratterizzata da prati (rari campi) e macchie di larici, con sporadiche presenze di abeti, faggi e altre piante d’alto fusto; 2) La centrale, con i due villaggi, ormai praticamente uniti, sovrastata da una fila di malghe dette Casere; 3) La superiore, la più estesa, con pascoli e boschi, di larici, abeti e mughi.

I due villaggi dal secondo dopoguerra sono in costante calo di residenti (attualmente meno di 50), sia per il calo della natalità che in conseguenza dei problemi che gravano la vita in montagna (mancanza di lavoro annuale, difficoltà di accesso ai servizi sociali).

Si registra, tuttavia, ormai da una cinquantina d’anni, un costante sviluppo turistico, sia come ristrutturazione dei fabbricati antichi (alcuni dei quali di un certo valore, come i tipici tabiài), sia come costruzione di nuovi.

Origine

Nei documenti più antichi giunti a noi, si parla di Coi de Maraxono,cioè di Mareson, il che significa che, in origine la zona era nient’altro che pascolo di Mareson, il più antico villaggio (vicus) dell’alta valle di Zoldo.

Le prime testimonianze di una presenza stabile a Coi si ricavano da pochi documenti della seconda metà del 1300. Da documenti successivi, riusciamo a identificare tali primi abitanti nei membri di due masi o casali, quello dei de Pellegrin dai Coi e quello dei de Zanet di Col, entrambi provenienti dall’antico maso di Levazono, nei pressi della chiesa matrice di Pieve di Zoldo, dedicata a San Floriano di Lorch.

Con testamento del 1331 il nobile cavaliere Federico degli Azzoni (trevisano residente a Belluno) legò i suoi due masi di Mareson e di Pianaz alla cattedrale di Belluno; nel volgere di pochi anni quello di Mareson venne investito di un forno fusorio per il ferro, mentre quello di Pianaz conservò sempre la sua natura agraria di maso. Da un atto di investitura del 1411 apprendiamo che il maso di Pianaz si era ampliato con la costruzione di una casa ai Coi, nelle vicinanze (alle spalle) di quella dei de Pellegrin.

Questa contiguità, inizialmente concordata, divenne nel volgere di alcune generazioni conflittuale, per la definizione dei diritti di sfalcio nella zona sovrastante i tre casali (de Pellegrin, de Zanet e dei masieri di Pianaz). Il contrasto si trasformò nel 1583-84 in un processo legale, svoltosi a Belluno, di cui abbiamo copia pressoché completa dell’incartamento, costituito da 102 importanti documenti. Risulta, tra le altre cose, che i de Pellegrin e de Zanet, pur essendo titolari di due masi distinti, godevano di una situazione giuridica loro propria e unitaria. Forse erano stati ricavati, poi, da terre dei nobili cavalieri bellunesi Crepadoni, di cui viene confermata qualche proprietà ancora al tempo del processo, ma ridotta alla parte sottostante quella di questi due Liberi Masi.

 

Il toponimo Bailo

La permanenza del toponimo Bailo (pron. Bàilo, dal latino Baiulatus, italianizzato in Baliato), caso unico in valle e forse sulle Alpi, richiama, con la sua terminologia specifica, ad una comunità che, almeno come frasario, si ispirava agli Ordini cavallereschi; e, del resto, la presenza dei casali, soprattutto nell’Ordine dei Templari, è cosa nota.

Suggestivo è stato, poi, constatare che anche nella zona del Tirolo esistevano masi di scudiero (grado inferiore a quello di cavaliere), detti Schildhof (Schildhöfe al plurale), in tutto analoghi come strutturazione interna a quelli di De Pellegrin di Coi e De Zanet di Col.

La croce templare

A conferma della validità di queste intuizioni, nate dalla riflessione su questi pochi ma certi elementi, è venuta, pochi anni fa, la scoperta di una croce templare (come forma non v’è dubbio) sulla parete sinistra (come ovvio, dato che anche sul mantello era sempre sulla spalla sinistra) di ciò che resta della cappella forse quattrocentesca di Coi, dedicata a San Pellegrino delle Alpi, Santo in riferimento evidente alla famiglia dei de Pellegrin. La croce ha una forma geometrica perfetta, con i quattro becchi d’anatra colorati, in modo alterno, in ocra e nero. La croce è inscritta in un cerchio, a sua volta tracciato in un quadrato, a significare che la croce sta al centro della grande casa che è il mondo, inteso come Tempio; in questo, vi si possono scorgere interessanti richiami all’antica simbologia bizantina.

La croce appare bianca puntata di nero, il che araldicamente significa che è dorata. E’ noto che la croce templare era rossa, ma non altrettanto che, di tale colore, era solo per il grado supremo dei cavalieri, mentre per gli scudieri era bianca. La bandiera templare, a sua volta, ha i tre colori bianco, nero e rosso che compaiono anche nel piccolo, ma prezioso, disegno della nostra cappellina.

Essendo stato soppresso l’Ordine dei Templari nel 1312 (anche il Federico degli Azzoni poteva avervi fatto parte, come pure un Crepadoni), una croce templare così vistosa in cappella della seconda metà del 1400 non poteva far pensare ad una continuità con tale Ordine. Per spiegarne la presenza si è ricorsi perciò a due spiegazioni, che sono state però entrambe smentite. Si era pensato ad un semplice motivo ornamentale, ma nella stessa cappella (che aveva una funzione cimiteriale, il che pure era eccezionale) compare – guarda caso – il simbolo del Fiore della vita, che è uno dei più frequenti tra quelli dei Templari. Si era pensato, per secondo, ad una croce di consacrazione, ma dall’Archivio vescovile non è emerso alcun documento che accenni ad una consacrazione della chiesa di Coi.

La vita del Baliato

Possiamo dire ben poco sulla vita comunitaria di allora (seconda metà del 1300). Essa aveva, comunque, almeno queste caratteristiche:

1) Era una comunità di persone libere, sostanzialmente indipendenti, a differenza dei masieri di Pianaz, gravati da obblighi verso la cattedrale di Belluno;

2) Era fondata sui fuochi-famiglia, ossia su nuclei familiari economicamente autosufficienti;

3) Come comunità non aveva terre o proprietà proprie, di cui erano titolari solo i due Masi, ma aveva una piccola giurisdizione, del tutto orale, in grado di far fronte alle esigenze comuni dei due Masi;

4) Aveva un forte senso religioso, cattolico e parrocchiale;

5) Offriva una specie di scuola interna, ai suoi membri, e si insegnava il canto, tant’è che, tra i pochi documenti conservati, abbiamo persino due spartiti musicali (uno del 1400 e uno del 1200-1300 !).

Con il diffondersi anche in val di Zoldo dell’istituto giuridico delle Regole, le funzioni del Baliato vennero svolte dalla Regola Grande dai Coi; ma, con ciò, i due Liberi Masi continuarono ad avere una loro identità, come prova la vicenda processuale del 1583-84. Né la Regola, istituto di diritto privato, pur svolgendo ope legis e non per sua natura (il che è come dire su costrizione legale) funzioni di diritto pubblico, esautorò il Baliato dalla sua natura di ente de facto di diritto pubblico originario; tanto più che al Baliato appartenevano solo i due masi de Pellegrin e de Zanet e non tutti quelli della Regola.

Dai Coi, dei Coi e di Coi

A noi sembra che dire dai Coi o dei Coi o di Coi sia la stessa cosa, ma non è affatto così! Nei documenti antichi troviamo che l’espressione dai Coi o dei Coi è più vasta del villaggio di Coi, comprendendo anche il villaggio o maso di Col; mentre l’espressione di Coi è riferita esclusivamente al villaggio di Coi. Nei documenti antichi si diceva sia dai Coi, con l’ablativo a Collibus, ed era la forma più comune, sia dei Coi, con il genitivo Collium. In queste espressioni era compreso anche il casale che il maso di Pianaz aveva a Coi, mentre parlando di Baliato esso era escluso. Insomma, bisogna sapere che dicendo dai Coi o dei Coi ci si riferisce contemporaneamente ai due villaggi di Col e di Coi (con sia il casale dei de Pellegrin che quello del maso di Pianaz), mentre per indicare solo il villaggio di Coi si deve dire – appunto – di Coi.

Il presente

Negli ultimi anni, in sintonia con il comune di Zoldo Alto, è stato avviato un recupero, come studi e con iniziative concrete, dell’antica realtà del Baliato. Esso ha iniziato quello che, giustamente, si può definire il suo Risorgimento, a cominciare dalla sistematica catalogazione e pubblicazione dei documenti che lo riguardano.

***