BEGGIATO, Un importante libro sui Veneti, naturalmente ignorato in Italia. Gli autori sono tre storici e linguisti sloveni: Jozko Šavli, Matej Bor, Ivan Tomažič

Di Ettore Beggiato. L’articolo era stato pubblicato il 1° dicembre 2014, come n. 2100 dei «Comunicati del Libero Maso de I Coi» con questa nota: «Articolo già pubblicato su “Il Giornale di Vicenza” del 25 maggio 1994, ponendo con forza il tema delle origini e della specificità delle popolazioni venete».]

Mi trovavo, qualche tempo fa, a Trieste e, uscendo da quello splendido caffè mitteleuropeo che si chiama «San Marco», sono capitato in una libreria slovena. La mia attenzione si posò su un volume con titolo sbalorditivo anche per un venetista convinto come il sottoscritto: «I Veneti. Progenitori dell’uomo europeo». Gli autori sono tre storici e linguisti sloveni: Jozko Šavli, Matej Bor, Ivan Tomažič.

Avevo più volte sentito parlare di questo volume, che ha suscitato un note­vole interesse nel mondo slavo; interesse, per la verità e polemiche piuttosto vivaci. Gli autori, infatti, sostengono che gli Sloveni non appartengono al gruppo degli Slavi meridionali bensì a quella matrice che fa riferimento all’antico popolo dei Ve­neti.

Nel Veneto il volume era ed è praticamente introvabile: è veramente incom­prensibile come un’opera incentrata sulla storia, sulle origini dei Veneti non abbia un minimo di diffusione nella nostra regione. Certo, un volume sui Veneti (o Paleo­veneti o Veneti antichi) non potrà rappresentare un best seller, ma fortunatamente sta aumentando il numero di coloro che vogliono conoscere un po’ di più da vicino questa civiltà, questo Popolo, che ha dato il nome alla nostra regione e dal quale di­scendiamo.

«Se c’è una regione dell’Italia antica nella quale sia evidente la coincidenza di popolo, di cultura e di territorio, questa è il Veneto […] tutto coincide: il popolo dei Veneti, la cultura che da loro prende il nome, il territorio che è sostanzialmente lo stesso ancora oggi»; così sosteneva l’autorevolissimo Sabatino Moscati su «L’Espresso» del 15 settembre 1985. Non c’è stato insomma solo l’impero romano nel passato dei Veneti, anzi; e nei nostri libri di scuola si dovrebbe parlare oltre che delle oche del Campidoglio anche della dea Reitia (la divinità adorata dai Veneti), della via dell’ambra, dei castellieri ecc.

E un passaggio nella prefazione del libro, scritta da uno degli autori, il prof. Ivan Tomazic, è estremamente significativo (si riferisce alla civiltà lusaziana, sviluppatasi a partire dal XII secolo a.C. nella regione di Lusazia ai confini fra la Germania e la Polonia): «Ma chi furono i portatori della civiltà di Lusazia e di quella dei campi d’urne che dalla lusaziana fu la derivazione e continuazione? Porsi questa domanda significa chiedersi quale fu il primo popolo dell’Europa centrale o forse dell’intera Europa, un popolo cioè dotato di un’evoluta organizzazione sociale non più strutturata su basi tribali. Fino all’ultima guerra gli studiosi identificavano que­sto popolo con i proto-Illiri. Le più recenti acquisizioni della storiografia dell’ arche­ologia, della toponomastica e della linguistica testimoniano invece a favore di un’identificazione con il popolo dei Veneti antichi, una parte del quale si conservò fino all’arrivo dei Romani nell’area dell’alto Adriatico, in quella regione – il Veneto – che ancor oggi porta il loro nome. Ma che cosa si sa di questo popolo, quali sono le prove che ci permettono di affermare che furono proprio i Veneti a occupare l’Europa come portatori della civiltà dei campi d’urne e infine quali tracce riman­gono di questo popolo e dei suoi discendenti? Su tutte queste questioni ha gravato finora un “non luogo a procedere”, una specie di tabù che si spiega col fatto che il popolo preistorico dei Veneti non era inseribile in nessuna delle ideologie nazionali­stiche che a lungo hanno condizionato la storiografia moderna. Il nostro lavoro si propone di rimuovere questa barriera e di offrire una visione più spassionata e chiara della preistoria e della storia dell’Europa centrale e, di riflesso, anche dell’Europa tutta».

Il volume è il primo che pone in una luce completamente nuova la presenza dei Veneti nell’antichità, rivoluzionando le tradizionali teorie, spiegando come in quell’epoca essi abbiano avuto un ruolo di primo piano nel modellare la civiltà eu­ropea assieme all’entità greco-latina. Questo libro dovrebbe quindi scuotere l’ asso­pito mondo culturale e scientifico italiano, da sempre poco propenso a riconoscere nell’antichità spazio all’esistenza di civiltà diverse da quella latina. E soprattutto può essere un ulteriore momento di contrapposizione alla logica, massificante e standardizzante, de «un popolo, una lingua, una storia», che si sta tentando di im­porre in Italia, quando invece all’interno dello Stato ci furono e ci sono «più popoli, più lingue, più storie».

I tre storici e linguisti autori del libro

Jozko Šavli

Matej Bor

Padre Ivan Tomažič

Cartografia illustrativa

La Via dell’Ambra rappresenta l’antico itinerario di trasporto, commercio e lavorazione dell’ambra.  Si trattava, in realtà, di un sistema di vie commerciali attraverso le quali la preziosa resina fossile veniva trasportata dai suoi luoghi d’origine, il Mar Baltico e il Mar del Nord, verso il Mar Mediterraneo, in particolare verso Penisola Italica, Grecia ed Egitto, dove l’ambra grezza era trasformata in preziosi monili. Le Venezie erano lo sbocco principale di questa rete, anzi questa via commerciale ricalca le principale direttrice dell’espansione dei Veneti antichi.

Il traffico dell’ambra attraverso il continente europeo si colloca all’inizio dell’età del bronzo ed era controllato da genti venetiche.  Questa resina fossile, ambito ornamento femminile legato a poteri curativi e magici, anche in virtù delle sue proprietà elettrostatiche, con il passare dei secoli non poteva che suscitare affascinanti leggende.

I confini della X [= Decima] Regio, formata intorno all’anno 7 d.C. dall’imperatore Ottaviano Augusto. Egli divise la provincia d’Italia in undici regioni, inquadrando la Terra Veneta quale X Regio. Solo nell’anno 292 la X Regio assunse il nome di Venetia et Histria, quando l’imperatore Diocleziano ripartì la «diocesi Italiciana» in province, per esercitare un maggiore controllo sui municipî.

Alla caduta dell’Impero Romano i Veneti si organizzarono, creando l’embrione di un nuovo Stato, la futura Repubblica di Venezia. All’inizio del Quattrocento, la Veneta Serenissima Repubblica ripristinò il suo dominio sui territori che in precedenza avevano formato la X Regio, poi Venetia et Histria.

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