C’è autonomia e autonomia. Le contraddizioni di Provincia e Regione

Si avvicina il giorno del voto in due referendum consultivi, uno voluto dalla Regione del Veneto ed il secondo dalla Provincia di Belluno, cioè dai sindaci (visto che le provincie sono state ridotte ad enti di democrazia indiretta).

Il mio parere è presto detto, perché convinto. Andrò a votare e, naturalmente, voterò Sì a favore di maggiori forme di autonomia del Veneto. E’ necessario il referendum regionale abbia successo e vinca, magari stravinca il Sì. E’ l’unica strada percorribile, in questo momento, per dire all’Italia che ci sentiamo, ed effettivamente siamo, degli sfruttati, come i Catalani all’interno della Spagna. Il paragone regge. Ho anche un po’ di paura, però, che la gente non si renda conto dell’importanza di questo voto e l’occasione si trasformi in un darsi la zappa sui piedi, esponendosi ancor più ai ricatti del Governo italico.

Pur con questa convinzione, trovo disgustoso l’atteggiamento di Zaia, presidente del Veneto, che anche ultimamente ha detto a chiare lettere (ne pubblicheremo, non appena possibile, un’intervista) di essere contro il passaggio di questo o quel Comune veneto ad altre provincie e regioni. E s’è complimentato con il presidente della Provincia di Belluno per aver tentato di bloccare (speriamo la sua mossa non abbia esito) il passaggio di Sappada al Friuli.

Non andrò a votare, invece, al referendum provinciale. I motivi li ho detti tante volte. Per me questa realtà amministrativa denominata Provincia di Belluno non dovrebbe neppure esistere o, almeno, non dovrebbe comprendere né Sappada, né il Cadore, né i tre Comuni tirolesi, né…, né… Che noi di Zoldo abbiamo un punto di riferimento in Venezia ci va benissimo e ci basta; che abbiamo a che fare con Belluno? Dobbiamo avere a che fare, siamo costretti, ma è una questione di necessità e non di scelta.

Se fosse per noi, una Venezia autonomista e non centralista andrebbe più che bene; sarebbe sufficiente.

Ribadito che noi lavoriamo per l’indipendenza, chiediamo a chi lavora per l’autonomia di essere almeno coerente con sé stesso e con le parole che dice.

Se l’autonomia è un valore, lo è sempre, sia quando si tratta di riceverla che quando si tratta di darla. Se i nostri due presidenti (regionale e provinciale) fanno intendere che la ritengono buona solo nel ricevere e negativa (da bloccare) quando sia da concedere, allora – spiace dirlo – la intendono come una questione di potere e non di rispetto delle comunità e dei Popoli; come una questione prevalentemente economica mentre per noi dovrebbe essere intesa prevalentemente in senso identitario. Noi la vediamo come la possibilità di essere sé stessi e di godere il frutto delle proprie fatiche, senza aggravi mortificanti; ma se si riduce a questione economica è un continuare a mettere in primo piano l’economia e i bilanci rispetto alle persone; noi vediamo il contrario: prima le persone e la politica per le persone e le loro comunità. Solo in questa prospettiva l’autonomia ci pare compresa e richiesta nel suo valore reale e grande, non ridotta a una questione di schei, come gli avversari ci accusano che sia.

don Floriano Pellegrini

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