DE CARLO, Perché il Veneto è entrato, suo malgrado, nel regno d’Italia

Nella foto: Il dispaccio telegrafico di Revel del 19 ottobre 1866, con la sua ripugnante faziosità

Del prof. Nevio De Carlo

Corsi e ricorsi.

Strepiade era un agiato agricoltore ateniese secondo il dramma di Aristofane (450 – 385 a.C.) rappresentato nell’anno 423 della nostra era. Suo figlio si chiamava Filippide, da non confondere con l’omonimo primo maratoneta della storia, la cui impresa è collocabile nell’anno 490 in coincidenza con la battaglia di Maratona secondo Plutarco (48 -127 d.C.).

Il padre era preoccupato a causa della compulsiva passione  del figlio per il gioco in generale e per le corse dei cavalli in particolare. Per questi vizi il giovane aveva contratto grandi debiti e il genitore non era più in grado di pagare i creditori. Egli cercò quindi un maestro che insegnasse il modo di avere ragione quando si aveva torto: Socrate (470 – 399 a.C.).

Filippide non volle ascoltare le lezioni del filosofo. Strepiade stesso  pensò allora di frequentare la scuola al posto del figlio, ma ne fu espulso per insufficiente capacità.- Il giocatore si pentì e frequentò finalmente il “pensatoio“, dove imparò da Socrate i ragionamenti più sofistici che gli fruttarono la remissione di ben due grandi debiti!

La nuova situazione avrebbe dovuto essere soddisfacente. Invece no. Il figlio maltrattò gravemente il padre e, alle rimostranze di quest’ultimo, oppose i sofismi imparati: sebbene fosse nel torto, con le nuove argomentazioni collaudate egli si trovava nel giusto!

Circa quattordici secoli e mezzo più tardi si può immaginare di sostituire i fattori della vicenda narrata da Aristofane: tempi, località, vicende…., personaggi.- Il risultato non cambia se si usano i sofismi. Come avviene nell’addizione geometrica, l’esito non è diverso se si spostano gli addendi.

L’epoca da  considerare dovrebbe essere allora nel caso di specie circa il 1866, al tempo della guerra austro-prussiana. La zona dovrebbe chiamarsi, invece che Grecia, Mitteleuropa.- Ai debiti di gioco si dovrebbero sostituire rivendicazioni politico-finanziarie italiane.- Al posto di Strepiade l’Ateniese dovrebbe quindi risultare il preoccupato Imperatore parigino Napoleone III (1808 – 1873).- Il ruolo di Socrate potrebbe essere degnamente ricoperto da Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schoenhausen (1815 – 1898). Il grande creditore  dovrebbe essere infine Vittorio Emanuele II di Savoia (1820 – 1878).

Come è noto, la guerra italo-prussiana contro l’Austria durò solo sette settimane, il tempo per riportare le sconfitte italiane di Custoza e di Lissa. La Francia rimase neutrale e il 5 luglio 1866 ottenne da Vienna il Veneto quale ricompensa: grazioso dono della Prussia destinato al neonato Regno d’Italia sorto da un accordo tra organizzazioni criminali ed esponenti risorgimentali.- La guerra terminò con la vittoria prussiana di Koenigsberg/Sadowa. Ciò funse, tra l’altro,  da catalizzatore nella contesa italo-francese sui numerosi e rilevanti  capolavori d’arte asportati da Napoleone I dai  vari Regni durante la campagna d’Italia. La loro restituzione, decretata dopo Waterloo (18 giugno 1815), era stata infatti poco più che simbolica.

La Francia non sarebbe stata tuttavia in grado di procedere in quel tempo a un congruo risarcimento. Anche l’immagine dell’Imperatore ne avrebbe sofferto. La cessione del Veneto (Stato legittimo dal 7 aprile 1815!) sarebbe invece sembrata una provvidenziale operazione a costo zero anche se sarebbe apparsa un incidente della storia: una semplice partita di giro per Parigi ma un grande vantaggio territoriale e politico per Roma.- La definitiva rinuncia a ulteriori richieste capitoline di indennizzo lo dimostra.

Bisognerà attendere  63 anni per assistere a un’altra transazione del genere, cioè quando fu risolta la questione romana nel 1929: il piccolo Stato della Città del Vaticano (una invenzione del regime!) al posto del vasto Stato della Chiesa.- La riconoscenza pontificia non fu poca cosa se si pensa che lo Stato Vaticano  fu il primo, dopo il III Reich, a riconoscere la conquista coloniale italiana dell’Etiopia. E’ proprio vero che la storia la fanno più i peccatori che i santi!

Tutto combacia, ma sono stati forse dimenticati i sofismi? Nemmeno per sogno: sarebbe come sottovalutare  le “riunioni di lavoro” dei nostri giorni. Solo che i sofismi si chiamano ora plebisciti o, se si preferisce, referendum.

[Da: https://neriodecarlo.wordpress.com/s-t-o-r-i-a/ ]

Nella foto: Il manifesto di convocazione del plebiscito a Istrana, per vedere come avevano giostrato l’imbroglio, dopo che era già stato tutto deciso.

***