Le balaustre della chiesa di San Pellegrino delle Alpi

Scheda pro manuscripto del 2005; pubblicata sul «Bollettino» del Libero Maso de I Coi, n. 26, del 13 maggio 2010, e su «La Communio apostolica», foglio n. 3, del 7 marzo 2014. /  Don Floriano Pellegrini

Sul gradino in pietra di Castellavazzo che delimita il piccolo presbiterio della chiesa, sono affisse due balaustre lignee, esattamente eguali, gradevole lavoro di falegnameria locale della seconda metà dell’Ottocento.

Esse avevano corso il rischio di essere eliminate. Oggi, osservandole, sembra impossibile; eppure, fino al recente restauro, davano di sé un’immagine penosa. Ricoperte da una duplice vernice, con larghe macchie di caduta del colore, rovinate in più punti dall’uso e dall’acqua delle pulizie del pavimento, erano ritenute oggetto di poco valore. Sicché, ai primi anni Settanta del secolo scorso, l’arciprete don Ernesto Ampezzan aveva disposto fossero staccate e, in previsione di demolirle, poste lungo le pareti.

Per i fedeli, però, le balaustre avevano un aspetto pratico positivo: potevano servire da sostegno ai quattro ferài o fanali. E’ vero che essi sono usati solo il primo agosto, per la processione in onore del santo patrono, ma, intanto… Fu così che, in un anno imprecisato, vennero ricollocate.

Essendo (allora) prive di vincoli legali e con l’intento di farle pulire, ai primi di dicembre del 2004 mi rivolsi al restauratore Gualtiero Gasperini, di Brusadaz, che provvide all’opera di pulitura e la terminò per il 23 dicembre.

La pulitura delle balaustre fu l’occasione per averne, finalmente, la giusta conoscenza, la valorizzazione materiale e culturale ed il recupero della originaria godibilità estetica: nonché, in considerazione della loro parziale esecuzione con l’accetta e non con la pialla (emersa durante il restauro), una tecnica di falegnameria impiegata fino alla metà dell’Ottocento e che a occhio nudo un esperto non nota, la datazione delle balaustre medesime a tale epoca.

Questa la relazione del restauratore (inviata all’Ufficio per i Beni artistici e culturali della diocesi di Belluno-Feltre il 22 gennaio 2005). «Il corpo delle balaustre è in faggio ed ippocastano, le colonne sono in acero e i riquadri in acero e faggio. Le balaustre erano ricoperte da una prima mano di olio di lino con aggiunta di pigmento rossastro (ocra rossa) e da una seconda pittura ad olio di colore grigio, che voleva dare l’effetto di un finto marmo. Il restauro ha comportato il disassemblaggio completo delle singole parti. La buona qualità e la pregevolezza dei legni impiegati fa intuire che originariamente erano pensati come legni a vista. Il restauro ha  mantenuto il corpo e l’idea originale. Dopo il riassemblamento delle parti, il legno è stato trattato con cera d’api e le singole stuccature sono state eseguite con pasta cerosa sintetica, che mantiene sempre, nel tempo, una buona elasticità. Ore impiegate 100, a 16 euro l’una». La spesa è stata sostenuta dal Segretariato Pellegrini da Zoldo.

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