Le tracce del collegamento tra Coi, Col e i Templari

La scoperta di un collegamento tra i due villaggi uniti di Coi e Col, sorti nella seconda metà del XIV secolo, e l’Ordine cavalleresco-religioso dei Templari è recente. Né, dicendo ciò, si pretende stabilire come in concreto tale legame si sia concretizzato, tanto più che nella seconda metà del secolo XIV l’Ordine era già sciolto e, anzi, era stato proibito.

Pur tuttavia, sono rimaste alcune significative tracce e non possiamo fare a meno di cercare d’interpretarle.

La prima traccia è il fatto che nella cappella di Coi (la più antica dopo la parrocchiale) ci sia, insieme ad altri simboli, molto ben fatta, una quattrocentesca croce dei Templari. Non solo: essa è di colore oro, all’apparenza bianco (bianco puntato di nero, come nel nostro caso, equivale in araldica all’oro). Significa che l’appartenente (o gli appartenenti) all’Ordine, se mai, era stato (erano stati) uno scudiere, dato che gli scudieri portavano la croce bianca? Quella rossa, che superficialmente si crede si tutti i Templari, era riservata alla classe suprema dei cavalieri. Quella d’oro di Coi è una novità assoluta in araldica.

C’è, per secondo, il fatto che l’immagine seicentesca del patrono, San Pellegrino delle Alpi, sul paliotto festivo dell’altare maggiore, lo raffigura con la spada al fianco sinistro, sotto la sopraveste militare.

E, per terzo, c’è ancora, dopo secoli, l’usanza di mettere in mano a San Pellegrino, nella sua festa (il 1° agosto), una bandiera crociata. E c’è quel fatto straordinario che tale bandiera è il purificatoio del calice!

E c’è, per quarto, l’esistenza del toponimo Bàilo e il bàilo (da cui Baliato) è il capo d’una comunità templare, o militare d’altro tipo.

Tutte cose che gli antichi abitanti mai avrebbero immaginato e fatto, se non fossero stati consapevoli di qualcosa di realmente esistito e tramandato nel ricordo collettivo, pur senza comprenderne più o a pieno il motivo. Tutte coincidenze?

Ma c’è dell’altro.

C’è un importante fascicolo processuale del 1583-84, ricco di documenti, conservato nell’archivio storico comunale, nel quale – è vero – non si parla di Templari a Coi (cosa che, come detto e come ovvio, sarebbe stata ed era proibita), ma si dice che:

1) In quegli anni le quattro famiglie de Pellegrin, di Coi, e le tre de Zanet, di Col, cioè quelle parte del Baliato, erano in una posizione giuridica specifica, che creava loro delle noie e delle liti con gli altri regolieri dai Coi e con i membri delle altre tre Regole della parrocchia;

2) Detti sette fuochi-famiglia si definivano (testualmente) «vassalli della Repubblica» di San Marco!;

3) Anche le famiglie loro avversarie si servivano della loro chiesa, dove è raffigurata la croce Templare, e non l’avevano mai contestata; usufruivano pure del comune cimitero, antistante tale chiesetta;

4) I fuochi-famiglia avversari riconoscevano le dette sette famiglie quali originarie del posto e provenienti entrambe dall’antico maso di Levazono, presso Pieve di Zoldo, nella cui vicinanze, a Cella, è ancora esistente un fabbricato detto le celle dei monaci; e i Templari erano dei monaci-cavalieri; pura coincidenza?

5) Le famiglie avversarie dei de Pellegrin e dei de Zanet non negavano ch’esse già da un duecento anni avessero goduto pacificamente dei diritti d’uso della legna e del pascolo, sia pure aggiungendo (a difesa della loro avversione) che ciò era avvenuto per una loro «benigna concessione» e non per un diritto generale dei residenti.

Dal fascicolo apprendiamo pure che l’area del maso di Col era stata dei nobili Crepadoni (in origine Carpedoni, da cui il nome di Carpè dato al sentiero che l’attraversa per scendere alla chiesa parrocchiale di Fusine), i quali a quell’epoca avevano ancora un tabià; e l’area del maso di Coi rientrava (o almeno affiancava) le terre dei nobili Avogadro degli Azzoni, titolari d’un altare nel duomo di Belluno e del maso di Pianaz; e sia i Crepadoni che gli Avogadro degli Azzoni erano dei nobili militari, al servizio del vescovo e conte di Belluno.

A conferma dell’esistenza di masi giuridicamente molto simili ai nostri, c’è il caso della Val Passiria, sopra Merano (antica capitale del Tirolo), dove ne sono documentati una dozzina, detti Schildhöfe cioè Masi di Scudo (o di Scudiere).

E’ evidente, pertanto, che un qualche collegamento iniziale, tra l’altro abbastanza facilmente ricostruibile, tra Coi, Col e i Templari c’era stato! Almeno come subentro nella proprietà di terre già di cavalieri presumibilmente templari. Ma ci dev’essere stato anche dell’altro, perché il nome bàilo appariva già a Levazono, prima che il de Pellegrin si trasferissero a Coi a fondare un maso lassù, con il suo commilitone e amico de Zanet, fondatore di quello di Col. Che il tutto abbia a che fare con le celle di Cella, vicino a Pieve, zona rientrante nel maso di Levazono? Che quell’andare avanti a due, tipico dei Templari, non dica nulla?

 don Floriano Pellegrini

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