Lo sconosciuto rapporto tra i Templari ed il purificatoio del calice. Una scoperta che parte a Coi?

La foto, diffusa in internet da un sito russo, mostra l’utilizzo del colore rosso per decorare, anche in questo caso per motivi liturgici o comunque religiosi, un fazzoletto. L’immagine non è quella dei crociati e Templari, ma il meccanismo è identico. Ed è significativo che, a distanza di tanti secoli e in località tanto lontane tra loro, ci fosse e ancora lì ci sia questa prassi decorativa.

Il purificatoio è il fazzoletto, normalmente di lino, che il sacerdote usa per asciugare il calice, dopo che, al termine della Comunione, ha assunto il vino, divenuto per la consacrazione sangue di Cristo, e l’ha pulito con un po’ di acqua, affinché nulla di quel prezioso sangue vada disperso o sia trattato con meno onore di quanto gli è doveroso tributare.

Tale fazzoletto, semplicissimo, tante volte viene confuso con il manutergio, altro fazzoletto che il sacerdote usa per il rito della lavanda delle mani, poco dopo l’offertorio. I due, infatti, hanno quasi le stesse dimensioni e, a primo colpo d’occhio, sono identici. C’è, invece, una qualcosa che distingue l’uno dall’altro: una crocetta, fatta con il filo, al centro del purificatoio e che il manutergio non ha.

Il filo usato ormai da decenni e forse da qualche secolo, è quasi solo bianco, con qualche rarissima eccezione per il filo rosso. Ma nel Medioevo non era così o, meglio, era l’esatto contrario: per fare tale crocetta si usava quasi solo il filo di colore rosso e la croce non era minuscola, che quasi non si vede, ma ben visibile. Ed ecco che, così ornato di una croce rossa patente (cioè visibile di faccia), il purificatoio aveva tutto l’aspetto di una piccola bandiera… templare e, in generale, crociata, come dice la stessa parola crociato, che significa: «avente l’immagine della croce». Chi parla più oggi del purificatoio crociato? Eppure ogni purificatorio è sempre, come detto, con una croce, cioè crociato.

La scoperta del rapporto tra i Templari ed il purificatoio crociato, con croce di colore rosso, è avvenuta quasi casualmente, riflettendo su una tradizione secolare, sempre osservata e che non si riusciva a spiegarsi. Tale tradizione è questa: nella chiesina di Coi, in alta Val di Zoldo, dedicata a San Pellegrino delle Alpi, per la sua festa, il 1° agosto di ogni anno, sulla punta del bastone del Santo è sempre stato messo il purificatoio, trasformando quel bastone simbolicamente in un’asta da bandiera. «Perché questo?» ci si è sempre chiesti, senza avere risposta, eppure la gente ha sempre continuato, con grande merito, quella tradizione.

Da pochi anni abbiamo la risposta. È stato scoperto che la cappellina originaria della chiesa, probabilmente del Quattrocento, ha dei simboli templari, a cominciare da una croce templare bianca, cioè nel grado di scudiere (quella rossa, che caratterizza l’Ordine, è per la precisione quella del grado dei cavalieri). Si è capito che San Pellegrino veniva inteso come un crociato, ci si è ricordato che i purificatoi avevano le croci di colore rosso e tutto è apparso chiaro.

Si parla tanto del Sacro Graal, del Sacro Calice, sul quale sono state scritte molte cose e si sono formate tante leggende. Ma, dopo la scoperta del simbolismo della chiesa di Coi, è doveroso reimpostare la questione, da materiale a spirituale. Chiedersi, almeno, se tutto quel discorso del Sacro Graal non avesse, in origine, questo fondamento: il rapporto tra la bandiera (ed il mantello) dei Templari cavalieri ed il purificatoio del calice. Per non dilungarmi troppo, perciò, concluderei dicendo che i Templari si consideravano dei consacrati, come è consacrato il vino/sangue di Cristo e, come lui, maestro e Signore, usando a bandiera il purificatoio, si dichiaravano disposti a morire per Dio e per la Chiesa, ad essere martiri, il che effettivamente molte volte è purtroppo successo ed è spiacevole che la Chiesa non riconosca ancora i santi martiri Templari.

don Floriano Pellegrini

***