Quando i parroci, per insegnare il catechismo, si mettevano la stola

Nella foto: Don Ferdinando Tamis, padre Felice Cappello e mons. Luigi Cappello, arcidiacono di Agordo

Ai tre PDF postati questa mattina, sul blog della Biblioteca del Baliato, per far conoscere il Servo di Dio padre Felice Maria Cappello, ne aggiungiamo altri due.

Nel primo il card. Giovan Battista Re, che gli fu discepolo alla Gregoriana, espone alcuni suoi ricordi di padre Cappello. Nel secondo, Stefania Falasca espone una pregevole conversazione raccolta nel 2002 dalle labbra di Antonia Luciani, sorella minore di Albino, poi papa Giovanni Paolo I, che sta per essere riconosciuto dalla Chiesa quale Beato! A parte i ricordi, precisi, dei legami tra la famiglia Luciani e quella Cappello, vi è un accenno, per noi prezioso, all’opera svolta da mons. Pietro Rizzardini per far andare ad Agordo mons. Luigi Cappello, fratello di padre Felice, con la promessa che gli avrebbe fatto avere come aiutante il sacerdote novello Albino Luciani.

C’è poi, nel racconto della sorella del Papa, un fatto che, al di là dell’aspetto aneddotico, deve essere evidenziato: l’importanza che allora (circa cent’anni fa) si attribuiva all’insegnamento del catechismo domenicale. Esso era considerato un dovere personale e stretto del parroco; anzi: un dovere sacro, tant’è che veniva impartito tenendo sulle spalle la stola. E mons. Luigi un giorno, all’improvviso, pensò bene di avviare il suo giovane collaboratore Albino all’opera di catechista, posandogli inaspettatamente sulle spalle la stola con la quale egli avrebbe dovuto far dottrina. Dice Antonia Luciani: «Dopo la sua elezione a pontefice, qualcuno ricordò un gesto di monsignor Cappello verso l’Albino, in un particolare episodio di quei primi tempi del suo sacerdozio ad Agordo. E riportando questo episodio dicevano: “Ecco come Albino Luciani è diventato il parroco della Chiesa!”. La domenica, a quei tempi, dopo le funzioni pomeridiane, c’era sempre la lezione di dottrina e la domenica questo compito normalmente era riservato al parroco. L’Albino era da poco arrivato ad Agordo. Una domenica, don Luigi, mentre si avviava alla lezione di catechismo accompagnato dall’Albino, con un gesto improvviso, si tolse la stola e la mise sulle sue spalle dicendogli: “Vai tu e parla del tema previsto”. L’Albino, colto così di sorpresa, rimase tanto imbarazzato da diventare tutto rosso. È vero che quasi quarant’anni più tardi, a Venezia, Paolo VI gli metterà la sua stola sulle spalle facendolo arrossire davanti a tutti… ma il primo a mettergli su la stola fu proprio il suo parroco monsignor Luigi Cappello, il fratello del confessore di Roma. »

Nell’immagine: Veduta di Belluno nel 1690, olio su tela di Domenico Falce (1619-1697)), dipinto in onore a Giannantonio Boldù, podestà veneto di Belluno

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