RASO, 2014, Essere in balìa di qualcuno

Nella foto: Nell’epoca vittoriana perché i bambini non avessero paura del fotografo, venivano accompagnati dalla bàlia o da un parente, che poi si nascondeva sotto un lenzuolo o, come in questo caso, una bella tovaglia. In tal modo il bambino restava tranquillo; noi, invece, davanti a fotografie di questo genere, che ci sembrano decisamente di poco gusto, non possiamo evitare un senso di inquietudine. 

Articolo, del 27 gennaio 2014, di Fausto Raso, da: http://www.faustoraso.blogspot.it/

Per la spiegazione e l’origine di questo modo di dire che – come tutti sappiamo – significa «sottostare all’autorità, al potere assoluto di qualcuno», occorre prendere il discorso alla lontana e rifarsi, come il solito, al… solito latino. Vediamo, dunque, che cosa è questa balía, che con il mutar d’accento cambia anche di significato, pur discendendo dalla stessa madre.

Balia (senza accento sulla i, si badi bene) discende dal latino bàilus, che significa portatore, facchino; il femminile bàiula era, quindi la portatrice (di bambini). Il verbo baiulare significava, infatti, «portare pesi», e i bambini – lo sappiamo benissimo – pesano (come tutti, del resto).

La storia di questo facchino, però, non finisce qui.

Con il trascorrere del tempo, attraverso l’uso traslato o figurato, si cominciò a chiamare bàilus colui che portava non un peso materiale sebbene morale. Il termine, a questo punto, acquistò di volta in volta l’accezione di tutore, precettore (i tutori e i precettori portano sulle spalle il peso morale dell’educazione dei fanciulli) per arrivare, addirittura, al significato di… governatore.

Ai tempi della Repubblica di Venezia, Bailo era il titolo che spettava ai suoi ambasciatori accreditati presso l’Imperatore Ottomano.

I nostri «cugini linguistici» di Francia (la Terra dei Franchi) mutarono bailo in baile, dando questo titolo ai ministri di Stato e ai grandi dignitari di Corte.

I loro discendenti da baile coniarono bailli, da cui il nostro balí, che dagli inizi del secolo XII a tutto il XVII designava un alto ufficiale addetto all’ amministrazione della giustizia in nome del re o dei vari Signori locali.

Dal francese bailli è nato, quindi, un nuovo sostantivo, baillie, attraverso il quale si indica(va) l’autorità, il potere e la funzione del personaggio che li deteneva.

E non era finita. L’italiano mutò il termine gallico baillie in balía (con la i accentata, per distinguerlo da balia, che ha tutt’altro significato) e noi lo adoperiamo per tutto il periodo medievale per designare il potere assoluto conferito alle magistrature ordinarie. Balía, per tanto, con l’accezione di potere, autorità lo troviamo nell’espressione «essere in balía di qualcuno» e nei vari sensi figurati: «essere in balía delle onde», «in balía del vento», ecc.

Nella foto: A proposito di essere in balìa degli altri, ecco una delle più antiche immagini scattate prima di un’amputazione.

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