Quando era normale pregare con l’Officio della Beata Vergine

Nella foto: La Frauenkirche ossia Chiesa della Madonna a Dresden.

«Sicome non è nessuno, che non debbia havere in peculiare devotione la Gloriosa Vergine Madre del figliuolo di Dio, così anco voglio credere, che siano pochi quelli, che sapendo leggere, non dichino il suo santo officio, & questi con le viscere del core, & quanto io posso per gli infiniti obblighi, che noi tutti teniamo alla Gloriosa Vergine, prego che anco loro voglino ogni giorno dirlo. Et per la consolazione delle devote persone, & massime di quelle, che non hanno tanta intelligentia, ho preso à dechiarare i salmi che si leggano nel suo Santo officio, à gloria di Dio, & della sua Santa Madre, e ad utilità delle anime nostre».

Così inizia e si afferma in un libretto del 1583, stampato a Firenze. Era normale, insomma, che una persona in grado di leggere, tra le sue prime letture avesse l’Officio della Madonna, prima ancora di ogni altro libro di preghiera o della stessa Bibbia o, almeno, insieme ad essi, per chi poteva procurarsene qualche copia o avere una storia sacra. Oggi l’Officio della Madonna è dimenticato da quasi tutti i cristiani; non sanno neppure che esista o sia esistito e questo è uno degli indici della profonda e radicale trasformazione, non certo positiva, avvenuta dopo il concilio Vaticano II.

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Il libretto da cui ricaviamo l’affermazione è: Esposizione de Salmi de tre notturni dell’Officio della Beata Vergine. / Esposti e letti nel Duomo di Firenze l’anno 1582 dal M. R. M. Cosimo Filiarco Pistorese. / Canonico & Teologo Fiorentino. / All’Illustriss. & Reverendiss. Monsig. Il Sig. Cardinale Alessandrino. / In Firenze, Appresso Giorgio Marescotti. MDLXXXIII. / Con Licentia de Superiori.

Tale libretto è così composto: pp. I-II n.n. in bianco + p. III n.n. frontespizio + p. IV n.n. in bianco + pp. V-VIII n.n. dedica «All’Illustrissimo et Reverendissimo Monsignore / Il Sig. Cardinale Alessandrino Signore, & Patrone mio Colendissimo.» + pp. IX-XII n.n. «L’Autore a’ benigni Lettori salute nel Signore.» + pp. XIII-XV n.n. «Errori piu [!] principali della Stampa.» + p. XVI n.n. immagine della Madonna + pp. 1-534 «Esposizione de Salmi […].» (sono i salmi 94, 8, 18, 23, 44, 45, 86, 95, 96, 97) + pp. 535-561 n.n. «Tavola delle materie principali.» + p. 562 n.n. marchio della tipografia Marescotti + pp. I-II n.n. in bianco.

Riporto il resto del brano centrale, quello della esposizione ossia spiegazione spirituale dei salmi, introduttiva all’analisi del primo (salmo 94):

«Essendo che innanzi à l’oratione sia necessario che noi ci prepariamo, Ante orazione prepara animam tuam, & noli esse quasi homo qui tentat Deum, la Chiesa prima ci prepara al santo officio accio fruttuosamente lo recitiamo, perche recitandolo senza alcuna preparazione, & con la bocca e non col il cuore, nonsolo non ne caveremo frutto ma ci provocheremo anco contra di noi l’ira di Dio il che significò lo Spirito Santo quando per bocca del savio ammonitoci à questa preparazione sottogiunse, Et noli esse quasi homo qui tentat Deum. Dirai non posso io nell’istesso atto dell’orazione elevare la mente à Dio, ancora ch’io non mi fussi punto preparato all’orazione, anzi vi fussi andato à caso? Non nego che non possa esser, ma questo è solo per gratia di Dio che non guardando à tuoi demeriti ti illumina, della qual gratia andando tu à l’oratione à caso, te ne rendi indegno, & pero dichiamo che innanzi à l’oratione è necessaria la preparazione. Primo per conto dell’essentia, & natura dell’Oratione poiche è una elevatione della mente à Dio, un parlare con Dio per lodarlo & magnificarlo, come sommo bene, per ringratiarlo de beneficij ricevuti, per pregarlo che ci perdoni le offese fattegli, & ci dia i suoi doni, & gratie, & c’aiuti ne nostri bisogni, & al fine ci conceda la sua Celeste gloria, & eterna beatitudine; & tutto questo ragionamento con Dio, lo fa l’huomo vilissimo, & in se indegno d’ogni bene; ne seguita dunque che innanzi al sommo, & eterno Dio debbe andare con ogni humiltà, timore, & reverentia, perche cosi lo ricerca la suprema Maestà Divina, che si prega; l’estrema viltà dell’huomo, che la prega; & la grandezza della causa per la quale prega. E anco Secondo necessaria la preparazione per stare nell’oratione attento, & havere la mente elevata à Dio, il che altrimenti è molto difficile, perche per il più & ordinariamente tali siamo nell’oratione, quali siamo inanzi à essa, & pero diceva l’Abbate Isaac nelle collationi di Cassiano Abbate, che quali vogliamo esser trovati nell’oratione è necessario, che tali innanzi à essa ci prepariamo. Il che ben conosceva il Regio Profeta, il quale non aspettava à prepararsi nel Tempio, ma molto prima si preparava all’oratione che doveva fare nel Tempio; onde diceva, Introibo in domum tuam adorabo ad templum sanctum tuum in timore tuo. [Psal. 5.] Et Dio per bocca dell’Istesso Profeta ci mostrò la necessità di questa oratione con attribuire à essa preparatione, che la nostra oratione sia essaudita, quando disse, Preparationem cordis eorum audivit auris tua; [Psal. 9.] Et à questa preparatione la Chiesa c’invita quando, prima che s’entri nelle Chiese, ci mette nanzi à gl’occhi le sante Croci, & sacre imagini, che sono sopra i campanili, sopra i muri, & sopra le porte, accio da lontano siano viste; & all’entrare nelle porte delle chiese ci mette innanzi l’acqua benedetta, accio con essa bagnati, & segnati con il santo segno della Croce eleviamo la mente à Dio, ci si perdonino i peccati veniali, & si scaccino i mali pensieri, & le diaboliche fraudi & tentationi; & questa è la causa per la quale noi siamo freddi, & non siamo esauditi nelle nostre orationi, perche ad esse non ci prepariamo.

«Quale debbia essere la nostra preparatione ce l’insegna la Chiesa con la preparatione, che come forma & essempio ci propone inanzi al Divino officio. Quando noi vogliamo fare oratione prima dobbiam’fare un fondamento, & un presupposto, che doviamo prima, & principalmente parlare à Dio con il core, & che la oratione sia piu mentale, che vocale, cioe che di tal modo parliamo à Dio con la bocca, che molto piu parli il core, & che, ex abbundantia cordis os loquatur, [Luc. 6.] che doviamo dimandare solo cose, che siano à gloria di Dio, & à salute dell’anime nostre, & doviamo esser’armati di fede, & di speranza, postulet autem in fidem nihil hesitans, [Iac. 1.] & chiamare in aiuto nostro i santi, & principalmente la Gloriosa Vergine, accio con noi preghino per noi, & offerischino le nostre orationi à Dio, e questo la Chiesa c’insegna, ordinando che inanzi all’Offiicio con voce bassa dichiamo il Pater Noster, l’Ave Maria, & il Credo; fatto adunque questo fondamento, che l’oratione debbe esser’fatta principalmente con il core, & di cose, che siano à gloria di Dio & salute nostra, & con fede, & speranza, & per nostri intercessori dobbiamo pigliare i Santi & sopra tutti la Regina del Cielo; Tre cose si ricercano per ben prepararci all’oratione, Prima che invochiamo il Divino aiuto. Secondo che consideriamo che cosa doviamo fare nell’oratione, terzo è necessario, che conosciamo i frutti che si cavano nell’oratione, & perche si cominciano à havere nel principio dell’oratione, pero è necessario prima conoscerli. Alla prima c’invita la Chiesa con le prime parole dell’officio incominciando, Domine labia mea aperies &c. Signore volendoti io degnamente lodare, è necessario che tu apra le labbra mie poiche, nemo dicit dominus Iesus nisi in spiritu sancto, [I. Cor. 12.] Et però Deus in adiutorium meum intende, Domine ad adiuvandum me festina, perche senza il tuo Divino aiuto non posso fare oratione, che bene stia, ne manco posso resistere alle tentazioni, che mi sopravengano, aiutami adunque, & fa, che altro non cerchi se non la tua gloria, & honore, Gloria Patri, & filio, & spiritui sancto, sicut erat &c. Le altre due condizioni necessarie alla preparatione si contengono nel Salmo, Venite exultemus Domino, il quale brevemente esporremo» [e inizia l’esposizione dei salmi].

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Nelle parole rivolte «a’ benigni Lettori» l’autore si mostra fiducioso che le sue meditazioni saranno lette da molti, perché in volgare (che alla lettera significa popolare, anche se oggi ha un altro senso), cioè in italiano e non in latino: «persuaso, & non senza qualche ragione, che per esser volgari, le persone almeno semplici & idiote siano per cavarne frutto, & giovamento», andando al di là del senso materiale delle parole e delle frasi, ben consapevole che (dice lui) «non sia permesso à tutti di tenere & leggere libri sacri volgari, essendo che molti come idioti e semplici, fermatisi solamente nella scorza della lettera, habbino havuto occasione di errare, non sapendo che la lettera in se stessa considerata occida, & lo spirito nascostovi vivifichi».

Ebbene, se allora erano considerati all’a-b-c della formazione cristiana, semplici e idioti, lettori che approfondivano i salmi con libri di oltre 500 pagine, che dovremmo dire dei cristiani di oggi? La risposta è anche troppo semplice: che non sono più cristiani, per quanto si irritino se lo si dice loro! E al posto di una soda cultura hanno soggettivismi teologici e morali, sentimentalismi da pseudo ispirati dallo Spirito Santo e pseudo aperture al dialogo che nascondono terribili preclusioni e incapacità di dialogo minimo con chi non la pensi come loro e sia altrettanto intransigente!

Don Floriano Pellegrini

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Sotto: Tre immagini di una cultura completamente capovolta, divenuta satanica. Nella prima si vede l’immagine della Madonna Addolorata trasformata in un abito per una passerella di moda; nella seconda c’è un invito a cedere a Satana e la frase dice: «Non temere che un buon amore ti uccida, abbi paura di non viverlo e di morire pensando a cosa sarebbe stato»; nella terza immagine viene fatto addirittura un paragone tra l’amore della Vergine Maria verso Gesù e quello di una donna per un’altra donna!

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